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Nonna Ragno

Tanto, tanto tempo fa, quando ancora la terra era giovane, c’era una donna molto vecchia e saggia che passava le sue giornate al telaio a tessere storie. Era bravissima a intrecciare i fili di lana colorata: le sue mani rugose lavoravano svelte e con gran precisione e da sotto le sue dita prendevano forma miriadi di storie diverse. Erano racconti di animali, di piante, di acque, di pietre, di stelle ma anche storie del popolo a due gambe, di uomini, di donne e dei loro figli. Erano storie tristi, storie allegre, storie del passato e del presente, storie magiche, avventurose come cavalcate nel bosco o placide e tranquille come l’acqua del Grande Lago.

I bambini del villaggio andavano a trovarla, si sedevano vicino a lei e le chiedevano una storia : “Per favore, per favore, Nonna Ragno !” – così si chiamava la tessitrice. Ognuno, piccolo o grande che fosse, voleva la sua storia, unica e speciale e lei tesseva, tesseva fino a dar vita a un vero capolavoro, in cui le forme si mescolavano ai colori creando una bellissima armonia. C’erano splendide storie gialle e turchesi, con qua e là qualche tocco di rosa, ce n’erano altre dalle tinte più forti: rosso, blu, arancione e perfino qualche accenno di nero, altre invece erano bianche come la neve con ricami lilla e violetto. Ogni bambino si avvolgeva nella sua storia come in una calda e soffice coperta.

Ma in ogni coperta c’era un buco perché Nonna Ragno voleva che ogni storia rimanesse incompiuta: ognuno doveva completare la sua, perché solo lui poteva sapere come farla finire.

Quando Nonna Ragno ebbe tessuto tutte le sue coperte, le stese a terra e vide che erano così tante da poter coprire il mondo.

Perché non esiste nulla nella vita che non abbia la sua storia . Anche io e te – tu che leggi e io che scrivo - ne abbiamo una , in parte già tessuta, in parte da finire di tessere. Possiamo metterci le forme e i colori che vogliamo. Perché è la nostra storia. E quando viene sera e la luna splende alta nel cielo, possiamo avvolgerci in essa come in una coperta e forse, se facciamo silenzio e tendiamo l’orecchio, riusciremo a sentire il suono del telaio che scorre veloce sotto le abili dita di Nonna Ragno.



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